Come si chiamano le nuvole?

Disegno di Luke Howard.

Luke Howard era un romantico, ne sono certo. Chiuso tutto il giorno nella farmacia di Fleet Street, rimuginava su una ragazza che gli era stata soffiata quando era più giovane. Il suo rivale, un tale di origini gallesi, era riuscito a conquistare il cuore della donzella in una sera d'estate. Puntando il dito verso il cielo, elencava i nomi altisonanti delle galassie, lasciando che il petto della fanciulla sussultasse di esuberante felicità. A Luke Howard questa sconfitta bruciava troppo. Lui era un esperto di chimica, una materia che non aveva lo stesso fascino dei carri che si rincorrono brillanti quando dorme la luna. Eppure sempre di chimica si trattava! Senza perdersi d'animo, Howard iniziò a riempire le pagine di un quaderno. Nelle campagne inglesi di fine '700 passava ore a guardare il cielo e le nuvole, prendendo appunti e tracciando veloci bozzetti da rifinire una volta a casa. Avrebbe compiuto un'opera rivoluzionaria: avrebbe dato un nome alle nuvole. Al diavolo le notti stellate! Immaginava già la reazione della società scientifica, monocoli che cadevano rotolando sui tappeti con un suono impercettibile.  Tutta quella massa di acqua al suo stadio magico, quell'acqua sospesa in volo! Avrebbe potuto maledirle o salutarle una ad una:
Cumulus! Stratocumulus! Altocumulus! Cirrus! Altostratus!
Goethe.
Goethe fu folgorato.
Finalmente poteva mettere ordine tra tutti i suoi disegni, etichettandoli col nome delle nuvole.
Scrisse anche dei versi per onorare Howard:

Ma è Howard che ci dà con puro intendimento
il mirabile frutto del nuovo insegnamento.
Ciò che è sfuggente, non raggiungibile,
lui lo afferra, già saldo lo trattiene;
distingue l'indistinto, lo delimita,
gli dà un nome preciso - Tuo sia l'onore! -
se quella schiera sale, si addensa, si risolve.
 
Gli studi sulle nuvole sono proseguiti con discreto successo. Non si può non menzionare Il Nuvolario di Fosco Maraini del 1995, che stila una classificazione ancora più accurata dei vapori atmosferici. Ad Howard sarebbe piaciuta moltissimo! Ci sono le Canizie di Petrarca, quelle del famoso cielo a pecorelle, le Torme in Fuga, individuabili solo da esperti nimbologi, i Soffitti Numinosi, che giocano col sole che ne attraversa la coltre risaltandone i toni. E poi i Graffi e Ragnatele, le Piume di Fuoco, le Capelveneri Serene, gli Incendi e Delitti.
Come dice il motto dei nuvologi: "Ad ognuno la propria nuvola".

Internet ospita un sito dedicato agli appassionati.
La Cloud Appreciation Society raccoglie le fotografie delle nuvole, disponendole secondo le categorie di Howard ed anche con nuove classificazioni. Fino ad ora si sono iscritti quasi trentamila sostenitori da ben novantaquattro paesi di tutto il mondo. 



We pledge to fight ‘blue-sky thinking’ wherever we find it.
Life would be dull if we had to look up at
cloudless monotony day after day.


"Ah... straziante, meravigliosa bellezza del creato!
Stese in una discarica, le marionette di Jago e Otello le guardano passare.
Non sanno cosa siano, riescono soltanto a rimanerne estasiate.







Alessio MacFlynn







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2 commenti:

chiara ha detto...

Da bambina avevo il naso all'insù. Sempre.
Crescendo mi ci sono addirittura tuffata dentro. Per disperazione, per tenerzza, per desideri, per voglia di infinito. Perchè trovavo giorno dopo giorno le risposte, gli abbracci mancati, le lacrime che scendevano anche dall'alto e umori che non ero la sola avere. Finchè un giorno, Constable mi ha dato la risposta, folgorante, bellissima, a tutti i miei sentimenti a riguardo: "Il cielo è il maggior portatore del sentimento".
E allora ho cercato, ho approfondito e mi sento una Cloudspotter. Gavin Pretor-Pinney, fondatore della "Cloud Appreciation Society", londinese, (www.clouappreciationsociety.org) è stato una sorta di iniziaione, soldi a palate (lui) volontariato (io)! Ho comprato il suo libro, magnificante elaborato e di meravigliosa stesura, ogni nuvola classificata e spiegata relativamente come formazione chimica, altitudine, riferimenti di artisti, poeti... tutto! Oltre ad una mappa che, per passione, porto sempre con me in modo che alla vista di qualche cumulonembo o qualasiasi altra meraviglia, io riesca a decifrare di cosa si tratta e dove si trova...Nessuno ha mai capito questa passione se non io, ma posso quasi con certezza dire che i Cloudspotters nel mondo ce ne sono a bizzeffe, per mia conzolazione, ma ciò che mi desta piacere è il guardarle, l'affondare l'anima in mezzo a quelle coltri nebbiose che a volte sembrano zucchero filato. Il libro di Gavin è "Cloudspotting - una guida per i contemplatori di nuvole" edizioni Guanda.
Ho una miriade di fotografie scattate ovviamente, prose scritte sotto cieli o addirittura con riferimenti alle nuvole stesse. Il cielo, se lo si sa guardare, lo si sa apprezzare anche melle giornate di pioggia, perchè partendo dal concetto base (molto tenero ma effettivamente veritiero) che il cielo ha i suoi umori. Sapeste la noia e la monotonia soprattutto d'avere sempre e solo sole o sempre e solo grigio e pioggia. Il cielo è una costante meraviglia, una delle rappresentazioni più pittoresce del creato, di un'immensità spropositata e di rapporto uomo-Dio. Non a caso molti filosofi e poeti hanno lungamente trattato il tema. E non mi stupisce! (segue...)

Chiara ha detto...

Leggento oggi questo post mi sono illuminata, "La teoria delle nuvole" di Stéphane Audeuy. Io sapevo di Luke Howard, lui, il mio io al maschile, e Carmichael, l'ossessivo pittore (che ho anche cercato data la realtà/finzione del romanzo). Quando poi fu menzionato anche Goethe ero letteralmente alle stelle: il mio Goethe con le mie nuvole. Divoravo il romanzo e compiacevo me stessa, ribadendo a chiunque che avere una tale passione è solo un bene, che male può fare se fa sorridere un'anima? In mezzo a tanta tristezza e terrore, trovare respiro guardando verso l'alto e trovare "un posto dove nessuno sa" è un magra consolazione, ma fa stare meglio. Apre il pensiero, il cielo,apre il cuore, l'introspezione. E ci si rende conto di quanta fragilità e piccolezza siamo fatti. Fatto sta che, leggendo questo post e ricordandone il romanzo, non ho potuto non far riemergere il terzo romanzo letto, "L'uomo dei tulipani" di Lorenzo Marini con il simpatico dott. Claudius studioso pasticcione del cielo che affermava "Ho il cielo nella mia testa." e, durante il suo esperimento della scala per giungere a toccare la passione con mano, ero molto divertita leggendo della sua grande delusione. Ricordo il un momento particolare di un viaggio in aereo (figuratevi, per una cloudspotter sovrastare delle nuvole è come sentirsi bambini e meravigliarsi davanti ad adutli disillusi e ricchi di incompresione...). Posto finestrino, ovviamente, vedo avvicinarsi un cumulonembo, altezza circa 10-12mila metri. "E' il momento, è il momento!! Entro nella nuvola! Ci entro!!" si... il dott. Claudius ne sarebbe morto di crepacuore per la vicenda, ma dentro una nuvola è nebbia, ovviamente e forti raffiche di correntid'aria calda e fredda che creano vuoti d'aria pazzeschi. Le nuvole... io ci scherzo, ci gioco, mando baci mentre vado in bicicletta, sempre pronta a fotografare. Butto le mani all'aria accecandomi di sole per poterle toccare... ho un tenero amore, lungo una vita e sicuramente un giorno lo insegnerò a qualcuno perchè non c'è niente di più morbido che afferrare e solleticare una nuvola o, meglio, come diceva Bergman "E' una fortuna osservare una nuvola vagante." E' terapeutico, provate!

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